sabato 16 gennaio 2010

un grado!

Che freddo, ragazzi!
Stamattina, sulla mia verdina (bici), era proprio freddooo!!!
Non sono più abituata all'inverno. Forse, se potessi comandare io, farei venire un "vero" inverno, una "vera" primavera, un "vero" autunno, una  "vera" estate. Tutto sommato il rincorrersi delle stagioni, quando sono ben definite e stagioni "reali" con tutti gli attributi, penso sia salutare per il corpo e per lo spirito.

Per arrivare in ufficio, devo lasciare la prima periferia della città e pedalare  verso il centro città , puntando verso est.  Quindi, quando ci sono queste - stupende - giornate di sole, ce l'ho proprio davanti agli occhi!
Tutta via B.P. è una lotta tra me e lui, il sole, che cerca di abbagliarmi ma, io, che non porto gli occhiali da sole, ho escogitato un modo self service per evitare che questo succeda : corruccio lo sguardo, malgrado ricordi, un secondo dopo che, alla mia età, questa azione produce un sacco di piccole e odiose rughette d'espressione... ma chi se ne frega!!! Preferisco una rughetta in più  che non una piallatura verso il suolo da parte di un qualche suv di passaggio!
Ma, tornando alla mia pedalata e al mio incontro-scontro con il sole, stamattina pensavo alle Leggi della Fisica. Eh si, caro professor Giuliano, le cui lezioni al liceo sembrava fossero così inutili, invece... e pensavo a quanto lo studio, l'intelligenza, il metodo scientifico e il grande scatto in avanti della scienza di questi ultimi due secoli abbia permesso la spiegazione di molto.
E di ancora troppo poco.
Si, tutte queste leggi che spiegano, dirigono, tracciano la strada ad eventi successivi, eppure...
Eppure basterebbe un battito di ciglio e nulla, di ciò che conosciamo, ci sarebbe più.
Se ci sono, se respiro, se godo del sole, del freddo, del caldo, della pioggia...  lo devo a QualcunAltro.
E un vago ricordo rieccheggia nel mio cuore, qualcosa tipo  "chi potrebbe essere così cattivo da dare la pietra al posto del pane al proprio figlio affamato?"
"(...)Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.

Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!".
Mi consola sapere che me la passo dicendo ogni minuto ai miei figli "ti penso felice" "ti voglio felice" "la tua felicità è la mia gioia",eccetera eccetera e che, se lo faccio io... così infima... tantopiù il Padre mio che è nei cieli.
Haiti. Perchè? Puoi, Signore, ricavare da questo senz'altro qualcosa di diverso. Qualcosa che ai miei occhi sfugge... come tanto tanto altro.

Antonio, nel suo blog, scrive:
Quando arrivano grandi tragedie, personali o collettive, apriamo gli occhi sull’estrema fragilità della nostra esistenza e – svegliandoci – ci sentiamo quasi ingannati. Come se non sapessimo che siamo di passaggio.

Sì, siamo tutti malati terminali. Ma noi dimentichiamo di essere sulla soglia della morte dal primo istante di vita. Lo rimuoviamo.
Anzi, quasi tutto quello che facciamo ogni giorno ha questa segreta ragione: farci dimenticare il nostro destino, esorcizzare la morte, preannunciata dalla decadenza fisica, dalle malattie, dalla sofferenza, dal dolore altrui.
San Gregorio Nazianzeno dice: “Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei una creatura finita. Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho più di loro? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita”.

Il freddo di oggi, non riesce a congelare il mio cuore. Le mie lacrime scendono, ancora, calde, lungo le guance. Chissà che lavino via tutti i "perchè "di questi strani miei giorni.  Anzi, no.  Me li voglio tenere stretti. Tutti, uno ad uno, questi miei perchè. Abbracciarli senza lasciarli andare via. Devono restare, a motivo della mia continua ricerca. Altrimenti, tutto sarebbe vano.

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