mercoledì 10 marzo 2010

dolce dolce vento

Spesso capita che sia davvero duro accettare una giornata difficile.
L'imprevedibile che diventa imprevisto ci può anche stare ma l'imprevisto seguito da "me la sentivo" è quello che duole di più.
Oggi nevica. Da alcuni giorni il forte vento vaticiniava l'arrivo di qualche ondata di freddo "diverso".
E mi accorgo che sono talmente abituata alla comodità dell'auto che, appena sono senza, non riesco più a fare  le stesse cose che, solo qualche anno addietro, riuscivo tranquillamente a fare, pur avendo i bimbi più piccoli.
I miei passi sul marciapiede spruzzato di neve lasciano il segno. Quando sono tornata, per la stessa via, mi sono sorpresa a ritrovare le mie orme e ciò mi ha ricordato quanto sia importante seguire "una traccia".
E' buffo... eppure...
Ultimamente, quando il suo umore oltre che l'impegno per lo studio me lo concede,  mi avvicino a Sara, mia figlia, e le faccio una coccola. Spesso la osservo: ritrovo molte cose di me, riflesse, io che ho sempre fuggito lo specchio...
E mi ritrovo a pensare, come in tante altre occasioni, a chissà quali caratteristiche ho preso io, da mia madre.
La "traccia"...
L'altro ieri, dopo una pesante mattinata di lavoro, entravo nell'androne del mio condominio e, man mano che avanzavo scalino dopo scalino, ero raggiunta da un delizioso profumo di pollo al forno che qualcuno aveva preparato. Mi si sono riempiti gli occhi di lacrime. Forse era la pesantezza di quella particolare mattina, forse era solo voglia di coccole; lo ammetto, sono una bambina viziata. Faccio molti capricci. Vorrei tanto le coccole della mia mamma, ma non è opportuno. Non lo era nemmeno quando lo avrebbe dovuto essere.
Salivo i gradini verso il mio pianerottolo e pensavo: adesso apro la porta e trovo la tavola imbandita. Il pollo è la pietanza che preferisco!!
La mia "traccia", andata perduta tanti, troppi anni fa.  Eppure dal di dentro del cuore mi parla ad ogni battito ma usa un linguaggio che fatico a comprendere.

Ci sono nodi che non si riescono a sciogliere ma che implorano di essere ascoltati, capiti, compresi e, probabilmente, amati. Forse, solo così diventano quei bellissimi ponti tesi oltre il precipizio.

In questa serata di vento e di neve,  voglio far rinascere la speranza di lanciare il mio ponte, da un versante all'altro.




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