domenica 12 settembre 2010

La speranza, in un sorriso.
Chiunque mi conosca un po' a fondo, sa che con le piante sono un disastro. Totalmente incapace di rapportarmi con loro,di capire quando chiedono acqua, specialmente, o se hanno caldo o freddo...
E' vero, ho le orecchie nelle orecchie, qualche volta nel cuore, il mio motto personale è "ascolta", ma con le piante, niente.
Tempo fa ho preso un'Echeveria pulvinata, pianta grassa molto carina, che, ahimè ha subito una violenta grandinata, nel terrazzo di casa.  Quasi tutte le sue succulente foglie erano rovinate. Dopo alcuni giorni, ho visto nel fusto apparire dei piccoli filamente, sembravano radici e così - rispolverando qualche esperimento in quella che rimane una delle mie grandissime doti di scienziata - ho provato a "tagliare".
Si, mi son detta, in acqua - cosa c'entra poi l'acqua con le piante grasse non saprei proprio ma il connubio radice/acqua aveva una sua logica - si riprodurrà. Ho mantenuto la parte con le poche foglie che rimanevano intatte da una parte,in terra,  e un tronchetto dal'altra, in acqua. Magiaaa : dopo un po di tempo sono apparse delle piante figlie!  ^_^
Forse devo iniziare, per la gioia di mio marito che le odia, una bella collezione di piante grasse. O allevamento, o coltivazione.... e che cavolo ste' parole!
Chiusa la parentesi green e disponendo di pochissimo tempo per questo mio ennesimo sfogo, prima che i miei prodi uomini tornino dal loro giro in bici sui colli, mi rendo conto che anche una pianta mi insegna qualcosa.  Nelle piccole cose di ogni giorno, c'è un messaggio da codificare...
Sento che la quotidianità mi spinge ad essere me stessa, pur chiedendomi spesso di tradirmi. E' una continua sfida, che rafforza più che debilitare, il mio essere.
Interpella le mie certezze per rafforzarle, a volte in maniera dialettica, anche per rivederle, mettendomi in gioco.
L'Echeveria mi ha dato una grande lezione: è importante la Speranza.
Specialmente oggi, ora.
Se non dai speranza, è disperazione.
La speranza, in un sorriso. E' la ragione per cui sorrido.
Ho letto una volta che nei primati il sorriso era segno di sottomissione. Permetteva agli individui di  "rango inferiore" di non essere schiacciati dal potere di chi avevano dinanzi.
Io penso che sia importante raccontare qualcosa a chi incontriamo di bello. Magari anche solo un sorriso, appunto. Con esso dire : sono qui, con te, ti voglio bene, ti apprezzo, vedo in te qualcosa di bello.
Una frase che mi ha colpito, due sere fa, è stata "Far apparire nel volto dell'uomo il volto di Dio"... per somiglianza... se ci credi ... siamo tutti un po' Lui. In ognuno di noi, talvolta non così evidente, magari grattando un po', ma c'è. Io ci credo.
Ecco, l'Echeveria, cosa mi ha insegnato. Speranza. ^-^ . Buona domenica sia, per tutti.

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