domenica 17 marzo 2013

Amore Vendesi? ....no, donasi!

https://www.youtube.com/watch?v=anTIjcZ1UNE

Mentre scrivo,  il concerto di Einaudi al Royal Albert Hall Concert, part 1, che linko qui sopra.

Ho proprio bisogno di scrivere, stamattina. L'ambiente è perfetto: completa solitudine, musica, calma... Si, tanta calma...

Tre giorni che una frase  mi frulla per la testa, pesante.

No, il mio cuore no, quello è ben chiuso. Ma la mente, talvolta, prevale.

Mi era venuta il mente una frase "le parole hanno un peso che non dipende da chi le pronuncia" ma, poi, ho pensato che non fosse del tutto corretta. Perchè, ad esempio, se sento una persona dire "ah si, sarebbe bello che la Chiesa fosse più povera" non è di gran effetto. Ma se, invece, Francesco papa dice "Vorrei una Chiesa più povera" , allora, si che fa effetto!
O se sento un operaio che, in difficoltà col lavoro, scivola in una bestemmia, mi disturba ma non mi inquieta; se, invece, a pronunciare la stessa offesa è una collega di lavoro, allora...

Quindi, riflettendoci, le parole hanno una loro pienezza, non sempre compresa da chi le pronuncia.

Fino a qualche anno fa, ormai cinque, certe cose non le concepivo (son tornata indietro a più riprese per capire se era meglio scrivere l'imperfetto di "capire", di "concepire" o altro verbo...) ; mamma a tempo pieno, impegnata - non impiegata- part time nelle cose di parrocchia, (per chi mi legge per la prima volta, o non mi conosce, non ho ottant'anni, solo quarantadue!) .
Poi, inizi, per caso, a lavorare e ti si apre tutto un universo parallelo e, direi, di "antimateria", che ingoia parte delle tue convinzioni. O, quantomeno, le trasforma.

Ad esempio, il significato della parola "prostituzione". Ma di questo, ne parlerò dopo.

Mi colpisce, stamattina, una parte della seconda lettura:
Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta
 
Mi diverte pensare che se togliessi alcune parti,

Non ho certo raggiunto la mèta, (non sono arrivato alla perfezione), ma mi sforzo di correre per conquistarla, (perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata)So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta

potrebbe sembrare il pensiero di un maratoneta, non ti sembra? ^_^ !!!

Qual'è la "meta", al giorno d'oggi? Forse, fregare gli altri... forse prevaricare... forse...
Cosa vuol dire essere perfetti, al giorno d'oggi ? Forse fare in modo che gli altri credano che tu sia perfetto, che tu non sbagli mai, che sei il migliore....
 
Quel giorno, tre giorni fa,  scrivevo nel mio status di facebook
"La mia,la nostra quotidianità è costellata di ingiustizie. Sé,quando le incontro,mi fermo a dire "eh no! è ingiusto", a che serve?a chi serve? Imparo,giorno dopo giorno, a dare un po' di me stessa, per rendere il mondo "un po' meno peggio",non fermandomi alla - pur importante -"apparenza" della situazione, ma mettendosi a servizio perché cambi." .
Già...
Che cosa è giusto  
 
Poi, oggi, sempre Paolo, mi suggerisce che  dovrei avere come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede, sempre nello stesso brano di prima. Dice anche, un po' prima, "Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura".  Su questo, mi chiede, la mia fede, di confrontarmi, giorno per giorno. E' nella quotidianità che io mi gioco la mia fede, non nella scrittura di millenni fa, ma nel qui ed ora .
 
Quando nel luogo di lavoro accade un imprevisto, un'emergenza per la quale, ad esempio, un lavoro va completato oltre l'orario consueto, ad esempio, e deve andare fatto, va compiuto. Tutte le polemiche sul "non è giusto", o "dovevo essere avvertito prima", sono spazzatura. Perchè, se il risultato deve essere raggiunto, qualcuno lo deve raggiungere.
Allora - pensavo  quando un oggetto pesa molto se siamo in due, tre o quattro a portarlo, pesa un po' di meno; un po' per ciascuno, ma un po' di meno, pur mantenendo il suo peso, senza sottrarre nemmeno un grammo .
Ma se, nel nome di una "giustizia" dico sempre di no, qualcuno dovrà portare da solo quel peso. Quindi, dov'è finita quella stessa "giustizia" ?
Per questo, quando dico i miei NO devo pensarci bene, perchè, quegli stessi no, potrebbero avere implicazioni, per qualcun altro.
No, non cedo alla tentazione di credere che basti "urlare" la giustizia: la giustizia va compiuta, di continuo. A questo ci dovremmo abituare, non a urlarla, gridarla, esigerla e basta.
E' un atto profondamente gerundio. Io mi sto un po' nauseando del clima per il quale si presume di contare con il grande apprezzamento se si dice ciò che si pensa, d'immediato. 
Secondo me, è molto meglio pensare, prima, e, poi, dire, non per camuffare meglio le proprie convizioni, ma, piuttosto, per il principio per il quale siamo esseri pensanti; pensare è importante, l'istinto è fondamentale, ma è una parte comune tra noi e gli animali. Il pensiero è, anche,  spontaneo, ma le labbra, a mio avviso, dovrebbero esserlo un po' meno, se amano ;  non sempre ciò che è spontaneo è anche "buono".
 
 "Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza pace". E' un'eredità che non dimenticherò mai.
 
Quattro volte, tre giorni fa, mi è stato detto da una persona: "Ti prostituisci".
Si, col sorriso sulle labbra. Ma, nel suo ragionamento, era esattamente quello che voleva dire. Con tutta la pesantezza e la gravità di quelle parole, anche se mancavano di consapevolezza. L'idea sottostante era colpire, ad effetto. 
Perchè, ormai, per osmosi, siamo - quasi tutti- permeati  dalla forma mentis del  "clicca qui che si apre questa pagina, bottone/reazione" .
In seguito, la stessa persona, assieme ad un'altra che l'appoggiava, aggiungono:  "Dici sempre di si, perfino la tua sedia, cedi".
Già....e la cosa più spiazzante è che è proprio così.
Ed io, alla quarta volta, sempre col sorriso: "Se tutti diciamo sempre di no, qualcuno deve dire di si...". Ma anche, sempre col sorriso :"Non dirmi così, mi fai stare male".
 
Eppure, pensandoci a mente fredda, e alla luce del vangelo di oggi, comprendo tante più cose.
Comprendo che l'Amore, è davvero incomprensibile, ai più.
Fare una cosa, il cui prezzo, lo paghi di persona - ma per chi la riceve è piacevole,fa piacere e talvolta è gratis -  è nettamente in conflitto con la  mentalità odierna. Porgere l'altra guancia? impensabile!
 
Allora, se prostituirsi è vendere Amore, si! io vendo. Vendo le mie convinzioni, il mio sentire, la mia essenza, il mio cuore, che abito, dimostrando, come i venditori, quali sono i vantaggi dell'Amore, sicuramente,  maggiori del fare della propria vita un facsimile di una "pentola di fagioli", che bolle e ribolle e cucina sempre le stesse cose. Perlopiù creatrici di puzzo.
 
 
E di questo sono serva, si.
Non si può capire.
Si sente e basta.
Come l'Amore.
E, ancora di più, l'Amore di Cristo, che - in ogni caso - dona sempre una nuova possibilità di "recuperare" la nostra Vita, e trasformarla in meglio: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Buona V domenica di Quaresima. Anch'io vi benedico tutti, in silenzio.  Si può?  ;-)
 
 
 
 

4 commenti:

Rosangela ha detto...

Si puo' peccare per troppo amore?

millydilorenzo.blogspot.it ha detto...

Cara Rosangela, perdona se la mia risposta non è immediata (mi è rientrata la truppa...)
Tento di azzardare una risposta ma senza la pretesa di essere "nel giusto", sai...
Non so, l'aggettivo "troppo", come anche il suo antonimo "poco", avvicinati alla parola "Amore", a mio parere, già la svuotano di significato. Questa mi pare una delle poche parole la cui misura non può essere definitiva: Poco amore, non è Amore; troppo amore, nemmeno. Poi, ognuno di noi può dare alla parola il significato più vicino alla propria sensibilità, ma,come diceva Benedetto XVI, Eros,Amore, ecc, sono,se vogliamo, fin troppo abusate ed usurpate, talmente usate, che ne abbiamo perso il reale senso, univoco. L'Amore obbliga ad un esercizio non solo di cuore, a cui non siamo - io per prima - spesso disposti.
Tornando però alla tua domanda specifica, ogni estremo, sia questo positivo o negativo, porta in errore. Il "tanto Amore", libera. Il "troppo", forse, soffoca. Un abbraccio forte forte. ^_^

Rosangela ha detto...

Ciao Milly, volevo segnalarti un piccolo, grande libro che ho letto di recente. Lo scrittore e' Erri De Luca e si intitola "In nome della madre".

"Miriàm, sai cos'e' la grazia?."
"Non e' un'andatura attraente, non e' il portamento elevato di certe nostre donne bene in mostra. E'la forza sovrumana di affrontare il mondo da soli senza sforzo, sfidarlo a duello tutto intero senza neanche spettinarsi."
Pag.36

millydilorenzo.blogspot.it ha detto...

"In nome della Madre" è venuto a me qualche anno fa, e non me ne son mai più separata. ;-) ma, anche, "Nocciolo d'oliva"... e, per questo periodo, ancor di più "Penultime notizie di Ieoshua/Gesù". Sono i libri che più amo di Erri de Luca. Anzi, ora che ci penso, li prendo e li rileggo, per ennesima volta. ^_^ . Se vuoi, te li presto volentieri. ;-)