martedì 14 settembre 2010

Che cosa ci siamo persi ? o.. che cosa, ci siamo persi?

Stamattina, in ufficio, è arrivata tra le mie mani una lettera. Il "capo supremo" - io ho molti capi pur non essendo una Dea Medusa - mi ha chiesto di leggerla  e di pensare ad una qualche idea per dare una mano. In seguito, chiese di farne due copie; avrebbe parlato con un suo amico direttore di banca, su mio suggerimento, visto che di raccolta fondi si trattava....
Non era la solita lettera formale, non era uno di quei numerosi documenti redatti con chissà quale font e in base a quale modello di programma di videoscrittura; era un semplice foglio bianco, con tante frasi, una collegata all'altra, scritto a mano. Parlava di un sacerdote, missionario in Malawi, e della difficile situazione che vive, dovuta al debito contratto per il progetto, in parte già eseguito, di costruzione di un'ala dell'ospedale dedicata alle puerpere, una specie di ostetricia/maternità.
Al di là del contenuto, purtroppo abbastanza comune  in casi come questo, ciò che più ha richiamato la mia attenzione è stato la calligrafia. Mi ha fatto ricordare come, tanti anni or sono, era materia di studio, con tanto di valutazione. E ai miei diari, di cui ho già parlato tempo addietro, rigorosamente scritti a mano, pure quelli. Non come questo "diario elettronico".  La scrittura a mano consente di trasmettere emozioni, permette di farsi un'idea su chi la scrive -esiste tanto di scienza calligrafica - insomma dice di più di quel che si legge.  Magari sto dicendo delle pure banalità...
Penso a quante lettere ho scritto nella mia vita. La primissima a mia madre, ma ne seguirono molte, tante, ad amici, parenti, amori... lettere spedite, lettere rimaste da spedire.
Ecco, penso che la tecnologia tolga un pezzettino di sapore, anche in questo caso. Pur usandola quotidianamente, oggi apprezzo tantissimo ricevere scritti "a mano", quasi contenessero un po' della stessa persona che le ha inviate. Quasi che il profumo della carta, dell'inchiostro, il tratto del pennino, la lacrima che macchia, tutto questo e ancora di più  sia andato un po' perduto con l'avvento delle mails e degli sms...

Sto leggendo un libro a mio parere molto interessante, che parla della comunicazione "non verbale": mi ritrovo in tantissimi di quegli atteggiamenti che, a detta della autrice, suggeriscono che il corpo non mente.
E' un periodo di scoperte, questo, per me. E' un ri-conoscere cose, aspetti, esperienze che da tempo erano rilegate nel fondo del mio cuore. Ma se il nome di questo blog non è del tutto inutile -"Abitando il mio cuore"-  è necessario, ogni tanto "fare le pulizie". Un luogo abitato è anche un luogo vissuto e vivere puo' voler significare usare, fino in fondo la propria vita- (spero in bene!!).  Come un bel paio di jeans, prima o poi, vanno lavati... come ieri, lunedì, giorno di grandi spolveramenti, lavaggi, stirature, ecc ecc. diventa indispensabile "tirare fuori", "svuotare" - penso alla libreria che campeggia in salotto, da me torturata e ora con grande soddisfazione finalmente in ordine -  per fare ri-splendere la Luce anche li', dove qualche centimetro di polvere aveva fatto perdere il vero colore delle cose.
Far pace con alcuni aspetti del mio carattere, e non rilegarli nel calto più basso della libreria per cercare di dimenticarmene ...  ogni tanto è bene che accada.
Da adulta comprendo per esempio, che i miei atteggiamenti aggressivi d'infanzia, erano semplice timidezza.  Una timidezza quasi schiacciante che, tuttora, spesso, mi impedisce di essere espansiva, di lasciarmi andare, di essere amichevole. E mi tormenta. Per esempio.
Da adolescente, sulla scìa degli esempi,  era per questo che adoravo recitare. Prendere "possesso" di una storia "altra", e tirarla fuori da me stessa per lasciarla uscire.
Quasi  metafora di una nascita, di un parto. Come, a volte, qualche rapporto umano. Sicuramente ti sarà capitato, è una delle tante e famose Leggi di Murphy, più ci tieni a quella persona, a far bella figura, per apparire il meglio di  te, e più incasinato diventa tutto.
^_^ . Ma si.
E' proprio imparando giorno per giorno a perdonarsi che si riesce a migliorare, non credi?  Mi ritrovo ad essere accondiscendente o a tentare di esserlo con l'altro, con il mio prossimo, dimenticando che ne ho bisogno anch' io ...

Allora, quando me ne dimentico, quando seppellisco anch'io ciò che non mi piace di me senza comprendere che ogni aspetto di me stessa è ricchezza se compreso, vieni Signore, passa a dirmi "Non piangere" , come a Naim, prendi per mano le mie debolezze e fa che mi parlino e io le ascolti.
Donami, Signore, la capacità di leggere nell'altro la Tua calligrafia, oltre le apparenze, e portare un po' di pace a chi incontro.








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