Cerco di renderlo il mio mantra, per autoconvincermi che ogni tempo ha i propri drammi e che, quel che tocca oggi a noi tutti, in qualche modo ha un suo corrispondente nel passato e, se ci arriveremo, anche in un futuro, sia, questo, prossimo o remotissimo.
Il punto è che oggi, qui, ora, è impegnativo. Potrei trovare molti altri aggettivi qualificativi ma ognuno avrà già i propri.
Se davanti ad una domanda di senso, qualsiasi risposta tu día, non andrà bene, allora è tutto un tranello.
La grande capacità di districarsi da un quesito di questo tipo è, forse, trovare una risposta che provochi altre domande.
Così, al tempo, millenovecento e -circa- novanta anni fa, Gesù restituisce l' uomo alla sua realtà: a Cesare quel che è suo, a Dio quel che da sempre lo è, creando una situazione di notevole sgomento.
Ora, mi chiedo, chi è il mio Cesare ? Chi è il mio Dio? Sono davvero certa della differenza -sostanziale- tra l'uno e l'altro? O, forse, molto spesso, li confondo, invertendoli? Quanto di Bene, di Buono, di Bello porta ?
Cosa sto lasciando, trasmettendo, formando, tramandando a chi è oggetto del mio prendermi cura di?
Quanto questo mio o nostro modo di vivere ha influenzato chi è attorno a me, creando le situazioni, che tocca vivere, di pace o di conflitto?
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