Non so per quale motivo, in occasione di un commento ad un post sull'altro mio blog, quello di wordpress, su un post del 2014, ho avuto modo di rileggerlo e, sul serio, mi appare così distante, come se non mi riuscissi a intravvedere,come fossero frasi di altri, di altro...
Cose lontanissime, vivenze liete ma non più reali.
E mi dico, ma si, sono sempre io...
ma davvero è cosi ?
Quanto ho perso e quanto ho guadagnato di me?
Quante relazioni diluite?
Quante nuove conoscenze umane, quante rinunce ?
L'inverno è qui. Grida tutto il suo gelo. E io apro le finestre. Lo lascio entrare. Ho bisogno di sentirlo, sul viso, nell'aria.
Ci si difende. Basta vestirsi.
Mi ha trovato,oggi, lui... Luis Sepulveda, di cui avevo perso le tracce, dimenticate un trentennio addietro. Sussurro tutto, parola per parola e tu - tu - sentimi, ascolta piano piano.
L’ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell’udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.
E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
(Luis Sepulveda)
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