Di pesi è pieno il cuore.
Ci vorrebbe una dieta anche per questo.
Sto pensando a quanto tempo ho dedicato agli altri e quanto a me stessa.
A volte è un problema, dico, quando ti rendi conto di aver dedicato sempre un tempo ad altro - e il perpetuare di questa dedizione- trascurando te stessa. Ma a volte va cosi.
E detesto chi dice che sia una libera scelta. Libera un bel corno. Avessi potuto afferrare al volo un'alternativa, senza che questa scelta facesse di me una disgraziata, egocentrica e irresponsabile lo avrei fatto. Volentieri.
Come oggi che, per salvare quel pizzico di benessere fisico, mi è costato una cifra rinunciare ad un impegno importante.
Perchè per "quelli come noi", anteporre se stessi a un "impegno" scaturisce un quintale di sensi di colpa che metà basterebbe. E non basta dire "non te ne curare" (vi assicuro che l'esclamazione era un po' più colorita ma non è il caso di essere volgari) .
Però, come spesso ho sentito dire ad altri - e, sul serio, detestavo sentirlo- "si fa quel che si può" ...
Comunque, anche oggi, mi divertivo ad osservare la gente, le reazioni.
Anche oggi mi incupivo osservando me, rispetto alla gente.
In quell'oretta scarsa in cui, la domenica, a messa cerco di ritagliare un tempo per me, guardo, ascolto, soprattutto ascolto.
Ascolto la mamma seduta dietro di me che risponde a gran voce alle varie frasi che richiedono "interazione", e risponde anche per me (solitamente, quando qualcuno recita a voce alta, prendo in prestito la voce estranea e mi zittisco per tutta la messa, capita anche a te ? quella sorta di pudore che si appropria delle mie corde vocali) .
Sento il bimbo che parlotta qualcosa al suo papà, che tenta di spiegargli di parlare pianino.
Ascolto il rumore della porta che, chiudendosi, esprime tutto l'attrito del mondo.
Sento il tossire della ragazza appena uscita da una bronchite.
Ascolto il ritmo del mio cuore.
Sento il suono del coretto e dell'organo, a volte così inopportuno. Ascolto e apprezzo il Silenzio.
Te.
Così difficile ascoltarTi, in un mare di rumori il cui frastuono impietoso ed incurante Ti impedisce di farTi sentire, Tu, che non alzi mai la voce eppur chiedi di essere ascoltato.
E poi, c'è la signora seduta accanto a me, che, alla fine della messa, mentre io resto -eccome che vorrei restare!!! - viene verso il lato destro del banco, la cui estremità ero seduta io (che poi, dal suo lato non era occupato, poteva tranquillamente uscire da là, bo! ) e, guardandomi, dice :"Ecco, desso podemo 'ndare". E io la guardo, sorrido e le auguro buona domenica, mentre mi porge la sua mano, cercando la mia in un saluto. (e io sempre più asociale che faticaccia porgerle la mia ) .
E poi c'è Giancarlo che uscendo, si ferma da me, all'ultimo banco, e si scambiano due parole sulla Risurrezione, mentre, passando, Renzo mi guarda, sgrana gli occhi e fa :" Oh ! Un'apparizione!" . (era un po' che non ci vedavamo)
E poi c'è Rossella che passa guardando da un'altra parte.
E il signore misterioso che dopo aver salutato la Madonnina, incrocia Sara che mi chiama "mamma, vieni!" a vedere il bimbo della Teresa, che sembra davvero Charlie Brown.
E che ne so, sguardi, saluti, saluti non dati e non ricevuti...
Chissà se sarò mai capace di contemplare in ciascuno il divino. La propria teofania, di chi incontro.
Avrei, si, bisogno di vedere con lo sguardo con cui Giovanni, nel vangelo di oggi, esprime tutto quello che vede in suo Cugino, che fino ad allora "non conosceva" (o forse, più semplicemente, non aveva capito, non aveva colto fino a quel momento ) . Con quello stesso sguardo .
Che poi non è vero, caro Giovanni, tu già sapevi, ancora prima della tua nascita, chi era Lui.
Ma, anche tu, avevi bisogno di contemplare, per capire.
E' questo il pensiero che mi farà compagnia, per questa settimana.
Allenarmi a contemplare, in un tempo che ci chiede immediatezza, velocità, produttività.
Ecco, desso podemo n'dare. :-) Buona settimana !
- Da internet
Contemplare, da "cum" e "templum" ovvero "con" e "lo spazio del cielo" : che l’augure circoscriveva con il suo lituo per osservare nell’interno del medesimo il volo degli uccelli; ogni spazio libero e vasto in cui l’occhio possa a suo piacere vagare. — Dall’osservare il volo degli uccelli questa voce augurale passò a significato più generale di sollevare lo sguardo verso una cosa che desti meraviglia o riverenza, ed affissarcisi con atto prolungato ed intenso. — Fissare tanto il pensiero nelle cose divine, che non si curi altro nel mondo, e quelle sole ci siano di consolazione e diletto.
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