domenica 1 maggio 2022

Kĕfar Naḥūm «villaggio della consolazione». Kinneret, l'arpa. 153.

Kĕfar Naḥūm «villaggio della consolazione». Kinneret,  l'arpa.   153.

Devastato da un lutto, difficilmente riesci a fare altro se non svegliarti e capire che sarà un altro giorno di dolore; spesso, più che nel ricordo della vita passata insieme a quella persona cara, si ripropongono quei momenti più difficili, drammatici, lunghi o corti, poco importa. 

Potresti aver ricevuto la notizia dal nulla, come potresti aver vissuto l'agonia precedente alla morte, insieme. Non fa differenza.

Se hai amato, farai fatica a far pace con quel dolore, lo porterai sempre con te.

In fondo, questo  è quello che tutto noi proviamo, nel cuore, quando perdiamo una persona cara.

Come degli automi, cerchiamo le uniche certezze che rimangono:  ciò che siamo stati, la nostra vita che ci rimane tra le mani. E da li'  ricominciamo;  o si va a tentoni, provando e riprovando a ricominciare...

Si torna a casa, nel nostro cuore, senza un pezzo di anima.  Nella nostra Betsaida, nella nostra Cafarnao a riprendere le piccole barchette e pescare, chè bisogna lavorare per mangiare, per vivere.

E si prova -un giorno dopo l'altro - a recuperare quella specie di "normalità"  anche quando non riusciamo a cavare un ragno dal buco, ogni giorno con la speranza di fare meglio, se c'è. 

Niente, nel buio delle nostre notti, non riusciamo a concludere nulla, nemmeno a trovare riposo. E la notte è lunga.

Ma prima o poi finisce, dura fino a quando non arriva l'alba e la sua luce. Allora ci vediamo chiaro.  Solo allora. 

E, finalmente, i nostri cuori trovano Pace. Una Pace  faticosa, pesante.

Ecco, oggi penso che 153 è la chiave.

153.  Non uno in meno, non uno in più. Deve averli contati. Uno ad uno.

Trilapi, Barbi e Sardine. I barbi, che sono delle carpe, possono pesare fino a 6 chili. 

Facciamo 2 chili a pesce, sono 306.  Trecentosei chili in spalla sono tanti. Troppi. 

Ecco.

Il peso dei pensieri, dei problemi che ti porto.

Tu  li chiedi.  Tu, chiedi a me, che te li porti. 

 "Avete qualcosa con cui fare companatico con il mio? ".  (Gv 21, 5) 

Quel companatico che è il Tuo Pane...

Poi, arrivo io con tutta la fatica che si fa, con le spalle curve sotto a certi pesi e Tu, sei pronto, col fuoco acceso e mi fai vedere che  c'è già anche dell'altro pesce...

E mi accorgo che quel pesce che ho trascinato, ero io... chissà... forse... era tutta la mia vita, li, nel tuo sorriso, che mi dici "Vieni ! Vieni a mangiare, dai!"   (Gv21, 12) 

Questa è Risurrezione, ancora.  Piano piano. Sussurrata, ogni giorno. 

E' fermarsi ad ascoltare. E' accogliere ciò che viene. E' fare spazio all'Amore, anche quando sembra talmente impossibile da non crederci mentre invece,Tu , ci scommetti sempre, malgrado i nostri, i miei tradimenti. 

Io con la pancia piena,  credendomi felice, satolla e sazia, ma la mia gioia non è ancora piena. 

Perchè per tutte le volte ( e non sono tre, Pietro.... , sono tante, tante di più, credimi!) avrò bisogno che Lui mi chieda quanto Gli voglio bene. (Gv 21, 15-19). Deve sentirmelo dire., non per Lui, ma ... per me.

Questo è Risurrezione. Ancora. Piano piano, Sussurrata, ogni giorno.




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