Quando capitava questo, Tu pensavi a noi.
Tu pensavi a me.
Ti serviva una scusa per lanciarti oltre il tempo, da quasi duemila anni;
Ogni giorno, di qualsiasi anno, da allora, poteva essere lo stesso giorno, oggi, come ieri, come nel rinascimento.
Sempre, per sempre.
In qualsiasi luogo, dentro ognuno di noi.
Al pronunciare quel "saranno felici (beati) perché crederanno senza aver visto", lo dici ad ogni uomo e donna che, dopo la Pentecoste, non ti ha mai più visto attraverso gli occhi ma ti ha nel cuore.
Lo dici anche a quelli che dicono di non vederti, anche a loro, dentro alle piaghe increduli che sanguinano silenti, affamate di senso.
Ti dico grazie per un Amore così abbondante da non lasciarci per sempre.
Ti chiedo scusa per voler sempre mettere le mani in pasta e darti in pasto ai miei dubbi, infilzandoti ogni volta le mie sporche dita, che, come cieco, provano a tentoni, alla ricerca di quella ferita da cui la tua Sposa prende Vita e si rinnova.
E la tua mano!
A tratti conduce quelle dita, a tratti le trattiene, quasi a contenere il Dolore di dover dimostrarti continuamente per lasciarti amare.
Mio Signore, mio Dio.
Non stancarti mai, Ti prego, di afferrarmi per i capelli quando mi ostino a cadere.
Gv 20, 19-31
Incredulita di San Tommaso- Caravaggio
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