35In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». 36E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». 39Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». 41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».
Sai che c' è?
C' è che vorrei tanto stringere forte quella parte di me che non ha nemmeno la forza di sussurrare :"No,Signore,io non ci vado all'altra riva!".
Per tutte le volte, in cui non sono cosi piena di quella spavalderia che ti porta a prendere il largo, emagari, senza vergogna poi arrendermi alla tempesta e urlare "aiuto".
Pee tutte quelle volte che non chiedo aiuto.
Non ne avrei la forza.
Perché si può essere stanchi di sballottare tra una tempesta e i propri capricci.
Perché sono disubbidiente e gracile.
Perché faccio fatica.
Tanta.
Ecco, così. Semplicemente.
Vorrei stringere forte quella me, che sente che non ce la fa.
In silenzio.
Non occorrono parole incoraggianti.
Basta di "ce la farai", "sei artefice del tuo destino", "andrà tutto bene". Basta.
Ché il coraggio, forse, è tutto chiuso in un abbraccio.
C' è che vorrei tanto stringere forte quella parte di me che non ha nemmeno la forza di sussurrare :"No,Signore,io non ci vado all'altra riva!".
Per tutte le volte, in cui non sono cosi piena di quella spavalderia che ti porta a prendere il largo, emagari, senza vergogna poi arrendermi alla tempesta e urlare "aiuto".
Pee tutte quelle volte che non chiedo aiuto.
Non ne avrei la forza.
Perché si può essere stanchi di sballottare tra una tempesta e i propri capricci.
Perché sono disubbidiente e gracile.
Perché faccio fatica.
Tanta.
Ecco, così. Semplicemente.
Vorrei stringere forte quella me, che sente che non ce la fa.
In silenzio.
Non occorrono parole incoraggianti.
Basta di "ce la farai", "sei artefice del tuo destino", "andrà tutto bene". Basta.
Ché il coraggio, forse, è tutto chiuso in un abbraccio.
Ché la strada si fa perché bisogna, anche chi crede di esser fermo, in realtà va, in un gioco di impossibili neutralità.
A volte capita che non si trovano delle motivazioni; ne per restare, né per andare.
Altre volte si va perché, tanto, andasse male, peggio di così non potrebbe andare, altro che coraggio o caparbietà.
A volte andare è, comunque, un rassegnarsi a partire anche se non si lascia niente.
Chissà come sarebbe cambiata la storia se quei dodici, al comando "andiamo all altra riva" si fossero ammotinati.
Ecco, io ammotino, Signore.
Anche se sali, così come sei, nella mia vita.
Resto di qua, da questa parte, da queste parti.
A volte capita che non si trovano delle motivazioni; ne per restare, né per andare.
Altre volte si va perché, tanto, andasse male, peggio di così non potrebbe andare, altro che coraggio o caparbietà.
A volte andare è, comunque, un rassegnarsi a partire anche se non si lascia niente.
Chissà come sarebbe cambiata la storia se quei dodici, al comando "andiamo all altra riva" si fossero ammotinati.
Ecco, io ammotino, Signore.
Anche se sali, così come sei, nella mia vita.
Resto di qua, da questa parte, da queste parti.
Perché è notte e non ce la faccio.
So che Tu sei forte, che con Te tutto ma, per ora, passo.
Occorre davvero attraversare il mare in tempesta per sentire che sei nella mia barca?
Chiudi gli occhi e immagino uno di quei tanti abbraccio che mi mancano.
Ecco. Così. In silenzio. La tempesta c'è anche nella terra ferma. Non passa, per ora.
Chiudi gli occhi e immagino uno di quei tanti abbraccio che mi mancano.
Ecco. Così. In silenzio. La tempesta c'è anche nella terra ferma. Non passa, per ora.
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